Un mondo parallelo... le sensazioni di una mamma TIN
Zoe in TIN
Vi regalo questo post... meraviglioso,vero... intenso solo come una mamma TIN sa essere. E lo dico non perché le altre mamme hanno una marcia in meno, ma perché una mamma che vive in Terapia Intensiva Neonatale ha una marcia in più che la rende più forte giorno dopo giorno.
A te cara Giuli, per non mollare mai.
Un mondo parallelo
È difficile capire per chi non c’è mai stato cos’è la vita nella Terapia Intensiva Neonatale.
È difficile perché la TIN è un mondo parallelo a quello esterno,
un mondo in cui tutto scorre in modo diverso.
Il tempo nella TIN è altro dal tempo fuori.
Lì 24 ore valgono molto di più di quello che si è soliti pensare.
Lì si impara il valore dell’attesa.
Dei piccoli passi.
L’importanza dei grammi, del millilitri, dei millimetri.
Quelli che fuori sono tempi morti,
lì sono i tempi in cui la vita cerca caparbia la propria strada.
E decide se ci sarà un domani.
Accanto a un mondo di superficialità,
scorre un mondo di dedizione,
di minuscole attenzioni,
di microscopiche decisioni,
di impercettibili cambiamenti,
che fanno la differenza.
E giorno dopo giorno,
quando si oltrepassa quella porta,
ci si lavano le mani
e si indossa il camice,
si impara a costruirsi una sorta di normalità.
Si impara a vivere divise tra dentro e fuori,
tra due vite governate da regole completamente diverse.
Ci si abitua a parlare di trasfusioni, interventi chirurgici, problemi respiratori,
come fuori le mamme parlano di tutine, raffreddori, coliche.
Si considera normale disinfettarsi le mani per toccare il proprio bambino,
sentire il tempo scandito dal suono di un allarme,
dal lampeggio rosso di una luce,
che ti dice che oggi le cose non vanno come vorresti.
Le mamme della Tin si ritrovano davanti al tiralatte,
e riescono pure a fare qualche risata.
Si dicono che no, non ce la fanno più.
Ma sanno che il giorno dopo saranno ancora lì.
E il giorno dopo ancora.
E quando indossano quel camice sono tutte uguali.
Solo mamme che lottano con i loro bambini.
E li sognano un giorno grandi, adulti,
incontrarsi magari,
e costruirsi un futuro.
Un futuro che si è deciso in questi mesi che sembrano non passare mai.
Ma che, misteriosamente, passano.
Cambiandoci per sempre.
È difficile perché la TIN è un mondo parallelo a quello esterno,
un mondo in cui tutto scorre in modo diverso.
Il tempo nella TIN è altro dal tempo fuori.
Lì 24 ore valgono molto di più di quello che si è soliti pensare.
Lì si impara il valore dell’attesa.
Dei piccoli passi.
L’importanza dei grammi, del millilitri, dei millimetri.
Quelli che fuori sono tempi morti,
lì sono i tempi in cui la vita cerca caparbia la propria strada.
E decide se ci sarà un domani.
Accanto a un mondo di superficialità,
scorre un mondo di dedizione,
di minuscole attenzioni,
di microscopiche decisioni,
di impercettibili cambiamenti,
che fanno la differenza.
E giorno dopo giorno,
quando si oltrepassa quella porta,
ci si lavano le mani
e si indossa il camice,
si impara a costruirsi una sorta di normalità.
Si impara a vivere divise tra dentro e fuori,
tra due vite governate da regole completamente diverse.
Ci si abitua a parlare di trasfusioni, interventi chirurgici, problemi respiratori,
come fuori le mamme parlano di tutine, raffreddori, coliche.
Si considera normale disinfettarsi le mani per toccare il proprio bambino,
sentire il tempo scandito dal suono di un allarme,
dal lampeggio rosso di una luce,
che ti dice che oggi le cose non vanno come vorresti.
Le mamme della Tin si ritrovano davanti al tiralatte,
e riescono pure a fare qualche risata.
Si dicono che no, non ce la fanno più.
Ma sanno che il giorno dopo saranno ancora lì.
E il giorno dopo ancora.
E quando indossano quel camice sono tutte uguali.
Solo mamme che lottano con i loro bambini.
E li sognano un giorno grandi, adulti,
incontrarsi magari,
e costruirsi un futuro.
Un futuro che si è deciso in questi mesi che sembrano non passare mai.
Ma che, misteriosamente, passano.
Cambiandoci per sempre.
Commenti
ti confesso che ho un po' nostalgia dei commenti lunghi ed emozionanti che da il blog.
Giuly è un amica vista una volta in una delle cene da bogger organizzate qualche anno fa... mi aveva confidato che stava cercando un altro bimbi. ricordo che in quell'occasione le regalai il mio libricino. qualche mese dopo venni a sapere che era in cinta... ha partorito un bimbo di 24 settimane miracolosamente sopravvissuto. mi confidò che il libro era stato un compagno prezioso e un modo per non mollare... quello che ha scritto e come lo ha scritto è vero come il sorgere del sole... sono sensazioni indescrivibili che solo chi ha vissuto in una tin può capire...